C’è chi si fa un tatuaggio in viaggio per ricordarsi una esperienza, chi se lo fa dopo, chi non ne vuol sentire parlare, chi ha problemi in viaggio per i propri tatuaggi.
Io appartengo alla categoria tatuata, pertanto mi son voluta sia marchiare in ricordo di un bellissimo viaggio, sia provare l’esperienza di un tatuaggio all’estero, sia ho avuto problemi per i miei tatuaggi.
Il tatuaggio in ricordo di un viaggio
E’ il tatuaggio più grande che ho, costato 3 sedute per un totale superiore alle 12 ore di lavoro. Copre il fianco destro (si… una delle zone più dolorose dove fare un tatuaggio) ed è in stile giapponese.
E’ ovviamente un omaggio al mio viaggio in Sol Levante e alla passione accumulata dai primi cartoni animati ad oggi per questo Paese. Il disegno è composto da due crisantemi colorati con le onde in bianco e nero come sfondo. In basso è riportato l’ideogramma “tabi”, letteralmente viaggio.
Mi rendo conto che omaggiare il Giappone con un tatuaggio può risultare controverso: culturalmente loro infatti hanno una antichissima tradizione, la quale però è innegabilmente saldata alla storia della Yakuza, la loro mafia. Pertanto storicamente chi è tatuato è un malavitoso (un po’ sempliciotta come spiegazione ma assai sintetica).
In realtà, specialmente nelle grandi città, questo concetto si è evoluto e si è sdoganata l’idea del tatuaggio, diventando vera forma d’arte non legata a nessun movimento. Mi è capitato però di scambiare due chiacchere con un simpatico signore giapponese in viaggio, che lavora spesso in Europa ed in Italia: mi ha raccontato come giusto pochi giorni prima si fosse pentito di aver assunto presso una sede della sua azienda italiana una ragazza. Infatti, poco dopo averlo fatto, ha scoperto che lei aveva un tatuaggio e per lui questa era una cosa inaccettabile ma (per fortuna) in Italia questo non può essere motivo di licenziamento quindi… Gli ho ovviamente confessato di avere anche io dei tatuaggi e il Signore, sempre con molta cortesia, mi ha confessato che mai allora mi avrebbe voluto come dipendente.
Beh, fortuna che un lavoro ce l’ho già!

Nei vari siti di settore ho visto che adesso spopolano i tatuaggi con la mappa del mondo. Chissà … per ora però non sono convinta…
Il tatuaggio in viaggio
Altro viaggio che fai, altra tradizione del tatuaggio che trovi! Si parla a questo giro sella Thailandia: paese che vede nel tatuaggio spiritualità, religione, preghiera.
In questo caso mi sono fatta tatuare direttamente lì, per la precisione a Chiang Mai.
Anche qua la “questione” tatuaggio è controversa: il tatuaggio, chiamato Sak Yant, in Thailandia per tradizione ha poteri magici ed è legato a religione e superstizione. Ad eseguire i disegni sono solitamente i monaci, che, con un bastoncino affilato di bambù, incidono su pelle preghiere, disegni e forme come da tradizione. Finito il disegno c’è la fase della benedizione del tatuaggio in modo che si attivino i suoi poteri.
Vi sono diversi monasteri dove è possibile tatuarsi: tra l’altro, è possibile sia vivere la vera esperienza thai, dove è il monaco a scegliere cosa e dove tatuarti (comunque sempre e solo la parte superiore del corpo, dato che la parte inferiore vinee considerata impura) e viene ripagato con delle offerte, oppure si può pagare un monaco e chiedere cosa si vuole come disegno. Nel primo caso scordatevi il cambio del bastoncino di bambù, nel secondo caso non garantisco ma è probabile.
Uno dei monasteri più famosi, con tanto di pagina internet per le info, è il Wat Bang Phra (per il sito clicca qui)
A Bangkok avevo addirittura trovato delle gite guidate che ti portavano da alcuni monaci molto famosi per la loro arte (tra cui il monaco che tatuò Angelina Jolie) e ti riportavano in città in giornata: spendendo diversi Baht e sprecando 7-8 ore si tornava a casa tatuati come la diva di Hollywood.
Ultima opzione, ci si fa tatuare da un professionista: là si può scegliere se bambù o classico ago, e richiedere norme igieniche più restrittive.
Io cosa ho fatto? Ho scartato subito l’ipotesi di farmi tatuare da un monaco pagando con offerte: l’idea che usino lo stesso stecco di bambù per tutti non mi entusiasmava per niente. C’è chi lo ha fatto ed è assolutamente in salute me non fa per me (vi consiglio questo articolo di Andrea che ho trovato molto interessate).
L’altra opzione era di pagare un monaco che avrebbe usato un bambù apposito. Il problema che ho riscontrato è stato quello di trovarlo nelle varie tappe che ho fatto, a meno che non comprassi qualche pacchetto dove venivo accompagnata presso un monastero fuori Bangkok: le varie opzioni che ho trovato erano un po’ care e, soprattutto, comportavano almeno 7 ore fuori e mal si inseriva nei miei programmi.
Insomma, alla fine sono andata a cercare un tatuatore professionista che mi ispirasse molta fiducia: a mio parere, oltre alla tradizione, bisogna rispettare le minime condizioni igieniche visto i rischi che si incorrono con gli aghi.
Il mio “uomo” l’ho trovato a Chiang Mai: lo studio si chiama TattooLism e mi sono trovata molto bene con lui. Oltre a trovare uno studio pulitissimo, molto più lindo di qualunque studio italiano, lui è stato molto bravo a consigliarmi in base alle mie esigenze di viaggio e al tipo di tatuaggio. Infatti io volevo un Ha Thaew fatto con il bambù, ma sarei partita tre giorni dopo per il mare (Koh Kood). Il mio tatuatore mi ha consigliato di optare per la macchinetta in quanto il bambù comporta una seduta molto lunga, con tratto impreciso e con un processo di guarigione molto lungo, rischiando di infettarlo durante il soggiorno nell’isola. Per quanto riguarda la zona dove fare il tatuaggio, anche qua mi sono fatta consigliare da lui che ha optato per la parte posteriore del braccio destro.


Riassumendo, la mia opzione sicuramente è la meno “autentica” del Sak Yant, ma si è rivelata la scelta più sicura ed igienica, nonché la più conforme ai miei ritmi di viaggio. Sicuramente qualche lettore avrà da ridire sulla mia scelta, ma non avrei fatto diversamente e ancora ad oggi non me ne pento.
Problemi in viaggio per i miei tatuaggi
Per questa esperienza ritorniamo in Giappone e all’avversità culturale verso i tatuati. Conoscendo tale problematica all’epoca, dove avevo due tatuaggi di modeste dimensioni, avevo comprato dei cerotti color pelle appositi per coprire i tatuaggi, in quanto avrei avuto modo di usare i bagni pubblici (per intenderci, parlo esclusivamente di quelli dove ci si va a fare il bagno), dove è proprio proibito l’accesso a chi ha tatuaggi. Inoltre, onde evitare qualunque sorta di problemi, li ho frequentati in orari dove raramente avrei incontrato qualcuno (al capsule hotel ho fatto il bagno alle 23:30, vivendo un po’ un’esperienza surreale visto che ero completamente sola… diciamo che sembrava più un film horror che un bagno …).
Per il prossimo viaggio in Giappone penso che dovrò arrendermi ed evitare bagni, onsen o qualunque luogo dove i tatuaggi vengono scoperti e son proibiti, visto che siamo passati da due tatuaggi a 6, a meno che non voglia farmi un’opera patchwork di cerotti, ma visto che son pure scomodi da portare eviterei..
E voi? Avete tatuaggi? Avete aneddoti da raccontare legati a loro e ai vostri viaggi?
Se avete voglia di saperne di più sui miei viaggi in Giappone ed in Thailandia, leggete questi articoli:
Giappone, come organizzare il viaggio senza agenzie
3 Settimane in Thailandia: come ho organizzato il nostro viaggio
Che bell’articolo!
Il tuo tatuaggio è meraviglioso 🙂
Grazie mille!!!!
E’ sempre interessante leggere le esperienze di viaggio. Non sapevo che i giapponesi avessero l’avversione per i tatuaggi.
Amore/odio: tanto amati dalla Yakuza, tanto odiati dagli altri, anche se ormai questo divario si sta limando e i giovani di oggi hanno iniziato a “marchiarsi”
Bellissimo il tuo tatuaggio sul fianco. Io ne ho solo uno e abbastanza piccolo, ancora non ne ho legati a viaggi. Mi piacerebbe molto ma sono una persona un po’ insicura e non riesco a trovare quello che mi convinca al 100%. Comunque la tradizione Thai con quel bastoncino mi ha sempre fatto molta paura 😀
A me più che il bastoncino, non temendo il dolore, fa paura la scarsa igiene o la possibilità di malattie. Credo non riuscirò mai ad andare a tatuarmi nel Monastero con il monaco che usa un bambù per tutti. Nei tatuaggi c’è comunque del sangue e le malattie trasmissibili possono essere veramente pericolose.
Fare un tatuaggio in viaggio è un’esperienza che mi manca. Per ora ne ho due, ma non sono a tema viaggi. Mi dovrò rifare.
Io tra quelli che ho (6 in tutto) due sono legati al viaggio, il resto son dediche, idee, ricordi.
Super wow! E complimenti per il tuo spirito da viaggiatrice che sperimenta in loco queste tecniche!
A me piacerebbe uno piccolino, ma non avrò mai il coraggio di farlo, sono paurosissima!!!
Se vai in zone dove c’è la tradizione dell’henné potresti provare quello, tanto non è definitivo
Ho un tatuaggio ma è relativo ad un momento della mia vita. Non ho mai sentito la necessità di farne uno durante o per un viaggio, forse per una leggera ipocondria o sfiducia nell’offrire il mio corpo a uno sconosciuto tatuatore. Ma sono spesso tornata con mani e piedi pieni di disegni all’hennè, pantaloni decorati con cere colorate e punti rossi in mezzo alla fronte. Certo, questi prima o poi vanno via…
il tatuaggio va vissuto con piena libertà, senza alcun tipo di costrizione. Così come i i ricordi di un viaggio vanno scelti con l’istinto, non con la ragione
Molto originale questo articolo! Io ho un solo tatuaggio e non credo me ne farò altri, quello piccolino che ho mi basta e gli sono molto affezionata. Non credo che mi farei fare un tatuaggio in viaggio per ricordo del viaggio stesso, perché so come sono fatta: poi vorrei fare le cose “per bene” e finirei per avere una collezione di tatuaggi, uno per ogni viaggio! Ahahah
Comunque i tuoi tatuaggi sono bellissimi, e grazie per averci parlato di queste tradizioni, io non le conoscevo! 🙂
Alcuni tatuaggi sono veramente dei capolavori. Io non sono tatuata e non credo che faccia per me ma alcuni come dicevo sono veramente bellissimi.
Incredibile e interessante questa cosa dei luoghi vietati
vietati con tanto di cartelli disegni esemplificativi!
Ma sai che non avevo mai riflettuto a questa cosa di tatuaggi/viaggi? Io ne ho 3 ma nessuno ha un motivo particolare per cui l’ho fatto. Semplicemente perché mi piacevano.
Chissà… magari al prossimo viaggio vieni ispirata
Bellissimo il tuo tatuaggio, complimenti!
Io ne ho uno, non legato ad esperienze di viaggio.
Non sapevo che ai giapponesi non piacesse i tatuaggi e fosse, quindi, proibito mostrarli. Ti immagino tutta sola di notte a fare il bagno… con i cerotti ?
Ahahahhaha! Tra l’altro cerotti adesivi che si toglievano solo con l’olio e tanto grattare… non ti immagini per toglierli. Son preoccupata per il prossimo viaggio in Giappone (perché ci voglio tornare)… mi Sto arrivando! che rinuncio a terme e bagni pubblici.
Io appartengo alla categoria dei non tatuati, e anche a quella dei gran fifoni, quindi suppongo che non me ne farò mai fare uno! 🙂
Però grazie al tuo articolo ho scoperto tante curiosità legate a questo mondo che mai mi sarei immaginata!
Sui tatuaggi ci sono storie bellissime, anche perché alcuni popoli hanno tradizioni molto radicate e ne legano rituali spirituali e religione